“Poiché l’evangelizzazione non si riduce a questione retorica o teorica – e contestualmente libera dall’illusione che esista e si possa identificare nell’Evangelo la parola-chiave capace di aprire irresistibilmente il cuore degli uomini – e si è compreso che essa esige di prendere corpo in prassi e forme di vita, s’impone la conclusione che l’evangelizzazione non può consistere , né può compiersi, se non nella forma della comunicazione di un’esperienza reale”.
A questo radicamento nella realtà dell’annuncio che obbliga a chiudere l’epoca, “dell’Evangelo semplicemente annunciato”, riportano tutte le 10 meditazioni che mons. Giuseppe Colombo, “don Pino”, predicò in diverse occasioni a Conferenze Episcopali dell’Italia settentrionale. In esse, con il metodo e il rigore che gli appartenevano, don Pino mette in guardia da due rischi sempre in agguato: da una parte l’ecclesiocentrismo, che “identifica la Chiesa con Gesù Cristo” e così facendo dimentica che “l’affermazione della Chiesa non è automaticamente l’affermazione di Gesù Cristo” ; dall’altra l’equivoco, nel voler “stringere la relazione della Chiesa a Gesù Cristo”, di ” ‘stemperare’ la Chiesa, insidiandone la compattezza, problematizzando indebitamente il rapporto con l’autorità e il magistero, promuovendo le appartenenze con riserva, in una parola, favorendo la decaratterizzazione e la diaspora all’interno della Chiesa”.
Le meditazioni, raccolte in un volumetto dal titolo “Esercizi di cristocentrismo”, edito da Glossa, sarà in libreria dal 18 ottobre.